Il senso di pienezza che assapora chiunque raggiunga per la prima volta la cima è un’emozione ricca e semplice al tempo stesso. Una sensazione indescrivibile, se non come l’appagamento dell’anelito dell’uomo ad essere in armonia con la natura e con se stesso. Chi si innamora del telemark trova in questa pratica la stessa emozione, apprenderne la tecnica e padroneggiarla diventa un esercizio non solo fisico ma spirituale che sintonizza la propria energia vitale con lo spirito della montagna. Non si torna indietro: dopo aver scoperto questo tesoro di sensazioni e questa profondità di appagamento rinunciarvi diventa un sacrificio.
Diventare bravi costa fatica. E’ un esercizio di umiltà, soprattutto per chi è un forte sciatore e trova come vero grande ostacolo, oltre alla didattica (pochi maestri) e l’attrezzatura (difficile da trovare), la propria competenza sciistica, alla quale si deve un po’ rinunciare per tornare ad essere principianti.
Un piccolo prezzo da pagare, perchè il valore di ciò che si ha in cambio è inestimabile! Ogni giornata di montagna con il telemark ci insegna qualcosa di nuovo, ogni salita, ogni curva non è mai banale o uguale a se stessa, mai solo “meccanica”, c’è sempre una componente di esperienza che regala un momento di crescita e… crea dipendenza.
Se il telemark fosse un libro sarebbe certo un romanzo avventuroso, non di quelli da leggere e dimenticare ma uno di quelli che ti restano dentro e ti cambiano la vita: sarebbe l’iliade, Guerra e pace, Viaggio al termine della notte, Infinite Jest… Ci sarebbe epica e avventura, una trama avvincente, densa e nuova ogni giorno. Una lettura che prima ti intrattiene poi ti interroga e alla fine ti resta sotto la pelle, ti cambia, ti rende diverso, più ricco, in definitiva migliore… Il telemark è stata la mia Iliade.